Erma Pia Castriota, in arte Her, è una bravissima artista originaria del Gargano. Famosa come violinista, forse la più famosa suonatrice di violino elettrico in Italia, è anche attrice di teatro e di cinema, nonché scenografa e pittrice. La notai già dalla fine degli anni ’90 quando collaborava con la band pugliese Nidi D’Arac, un gruppo che ha ripreso le tradizioni musicali salentine e le ha esplorate sfruttando il linguaggio dell’ elettronica; poi con Franco Battiato, Teresa De Sio e molti altri. Ho avuto il piacere di conoscerla di persona anni fa alla Mostra del cinema di Venezia in cui veniva presentato il film di Massimo Andrei “Mater natura”, film corale che aveva come protagonisti appunto Her, Enzo Moscato, Vladimir Luxuria, Maria Pia Calzone, Luca Ward, Gino Curcione e altri.Da qualche anno è una dei protagonisti dell’imperdibile spettacolo diretto da Luciano Melchionna “Dignità Autonome di Prostituzione”. Her qualche anno fa ha pubblicato un bellissimo album che si chiama “Magma” al quale ha collaborato anche la cantautrice Momo, anche lei presente a Dignità Autonome di Prostituzione. Ho fatto una breve chiacchierata con Her durante una pausa tra un’esibizione e l’altra del monologo “La dama del fiume” nell’ambito di Dignità in scena al Bellini di Napoli.
Tu sei conosciuta come musicista, però sei diplomata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Foggia e cominci come pittrice. Per te è molto importante rappresentare visivamente la musica; pittura e musica hanno in comune molti termini tecnici come “timbro” o “armonia”. Nella tua ricerca quali traguardi hai raggiunto?
H.E.R. : “Per me il traguardo, soprattutto considerando questa esperienza teatrale che è stata per fortuna sempre riconfermata, è la totalità: dare veramente se stessi al servizio del pubblico e della sensibilità del pubblico, riuscire a colpirla profondamente. Perciò questo è il mio traguardo, al dilà della tecnica e qualsiasi cosa che ovviamente bisogna avere per una questione proprio di linguaggio che acquisisce tecnica ma poi bisogna svincolarsi da quella.”
E come riesci a tradurre un timbro musicale in un timbro visivo, pittorico?
“Esattamente con un allenamento a 360°, al dilà della tecnica musicale, io mi alleno e cerco di alimentare la mia sensibilità che ovviamente non si ferma solo alla musica ma anche appunto nel campo visivo e fisico.”
In una intervista hai detto che il punk e il post-punk sono state delle grandi discipline estetiche.
“Certo, il punk è stato il primo grande fenomeno di musica
estremamente visiva”
Il punk era libertà e anarchia, la disciplina non ha delle regole che una corrente come il punk dovrebbe sovvertire?
“Sì, sicuramente è un ossimoro, potrebbe sembrare una contraddizione, il punk con la disciplina, infatti a me piace un aspetto del punk e poi ovviamente faccio la mia arte che è fatta anche, purtroppo, di disciplina. Mi piace un aspetto del punk ma non sono un’artista punk.”
Poi c’è stato il post punk.
“Beh, il post punk è veramente dentro di me, in questo mi identifico
totalmente, mi sento assolutamente molto ispirata dalle icone anni ’80, dai Bauhaus , Siouxsie and the Banshees, maanche quelle pop come Eurythmics, Culture Club, Dead or Alive, c’è un po’ di tutto, Depeche Mode…”
Sì, Gothic, New Wave, Dark, Elettro pop, c’è stato di tutto.
“Sì, mi appartengono queste cose perché sono cresciuta con quella musica.”
Però tu sei un’artista meridionale.
“Certo!”
Con una forte identità culturale meridionale e mediterranea.
“Sì però la famiglia di mio padre, dai primi del ‘900 è stata Trieste e mi sento altrettanto legata al Nord Est. Sono una pugliese DOC ma la mia famiglia ha cercato fortuna a Trieste e io stessa ci sono andata spesso e in qualche modo ho ricominciato da capo in quella città, perciò mi sento una cittadina del mondo: sono ovviamente legata tradizionalmente, storicamente e musicalmente al Sud ma mi sento un’artista assolutamente europea per certi aspetti.”
Però la new wave, dark, gothic degli anni ’80, hanno influenzato molti artisti mediterranei, come mai la musica mediterranea non ha avuto lo stesso peso in quel tipo di cultura nordica?
“Non è detto, io quando mi sono esibita con i Nidi D’Arac, gruppo elettrofolk, sia con Teresa De Sio, per varie esperienze, ti posso dire che il Nord è assolutamente ricettivo nei confronti della musica del Sud, stai paragonando post punk, new wave, fenomeni main stream per certi aspetti assolutamente ad ampio spettro… come si può negare che la musica del Sud, anche quella più popolare, tipo “ ‘O sole mio”, la canzone più famosa del mondo ed è una canzone napoletana! Perciò ti devo contraddire. Io penso che il mondo sia molto ispirato dalla musica del Sud, la musica del Sud è ovunque: il mondo in generale, anche il nord, è assolutamente contaminato dal Sud.”
Sempre in questa intervista dicevi che i grandi produttori discografici chiedono sempre ai musicisti italiani quale sia il riferimento estero. Quando ci sono degli artisti stranieri che arrivano magari da piccoli centri o molto giovani, vengono lanciati in tutto il mondo. Come mai artisti italiani o europei che vengono da piccoli centri non vengono lanciati nello stesso modo sebbene quando vengono ospitati in festival hanno degli ottimi riscontri?
“Io penso che in questo momento ci sia una grande confusione da questo punto di vista, perché i talent hanno ormai azzerato, la mediocrità dei talent, ma non tanto in quanto abbiano selezionato delle persone , il fatto che li vogliono estremamente giovani ed estremamente inesperti, hanno una spolverata di tecnica ma manca tutto il resto, manca l’esperienza, l’anima, l’energia, che acquisisci con il tempo. Da questo punto di vista credo che siamo in un’epoca di grande confusione, grande ingiustizia e poca meritocrazia.”
Però forse è anche data da questo grande equivoco per cui si cercano passione e anima senza pensare che per trasmettere passione e anima ci vuole una grande tecnica dietro.
“Mah la tecnica questi ragazzi ce l’hanno, non posso negarlo ma per me manca tutto il resto. Essere cantanti fino, appunto, gli anni ’80 significava portare un mondo, raccontarlo, avere dei testi, qualcosa di importante. Adesso sembra che veramente essere dei cantanti significhi perdere 3 minuti su un timbro, su un suono e così si tirano praticamente le trasmissioni: i canovacci televisivi perdono le ore in un suono. Io lo trovo paradossale, assurdo e ingiusto.”
In Dignità Autonome di Prostituzione, tu ti esibisci con i piccoli gruppi che nelle situazioni frontali. Quante edizioni hai fatto?
“Io sono in Dignità Autonome dal 2008-2009”
Quindi almeno 6-7 edizioni le hai fatte.
“Si sì”.
Quale è stato il riscontro che ti ha colpito di più sia nell’esibizione frontale che in quella interattiva?
“Mah guarda, quella interattiva mi mette molto in discussione perché si lascia spazio all’improvvisazione, a tutto quello che è esperienza da performer che ho perché ho lavorato tanti anni al Supperclub in Italia e ad Amsterdam perciò è tutta una cosa molto innata che nasce in ogni momento con l’esperienza. Nell’esperienza di persona che affronta il palco, i grandi spazi dove comunque non si può sbagliare comunque molto formativo, mi metto in discussione come persona. Luciano Melchionna, che oltre che essere un grande regista è anche una persona che riesce a capire molto la sensibilità di ognuno di noi, sicuramente tocca dei tasti importanti per far uscire fuori i limiti e farli diventare dei pregi: in questo senso mi sento davvero una persona totale adesso, senza più barriere che partono da me verso il prossimo, verso il pubblico; mi sento una creatura legittima e legittimata a stare sul palco.”
Sono tanti anni che c’è Dignità: è cambiato il pubblico nella sua percezione, nella sua educazione nell’affrontare un artista così da vicino? Ieri sera una ragazza diceva : “come mai mi guardava così l’attrice? perché?”, parlando della tua performance. Il pubblico è più evoluto o ancora si stupisce?
“No, il pubblico secondo me era più educato negli anni ’70: il teatro aveva un ruolo più importante, adesso la televisione ha rovinato tutto e il pubblico va rieducato. Noi abbiamo un grande compito perché abbiamo l’appeal della seduzione del bordello, della prostituzione, che può essere apparentemente un grande specchietto per le allodole poi invece nelle stanzette li prendiamo “ a cazzotti”: sono delle esperienze umane e artistiche molto forti per loro. Perciò secondo me va educato in questo senso: sta a noi sedurlo per poi dire le cose.”
alcuni brani di Her
dal film “mater natura”
alcuni dei brani degli anni ’80 dei gruppi citati
questi altri li aggiungo io