La settimana scorsa al TCVI di vicenza si è conclusa la stagione di danza con lo spettacolo in prima regionale “Cenerentola”, portato in scena dal Ballet du Grand Théâtre de Genève. La serata è stata dedicata alla memoria del marchese Giuseppe Roi, discendente diretto di Antonio Fogazzaro e da sempre mecenate delle arti, specialmente della danza.

 

La Cenerentola messa in scena dal coreografo Michel Kelemenis si ispira alla versione dei fratelli Grimm. Cenerentola prega sulla tomba della mamma. Il padre le regala un ramoscello che lei pianta e cura amorevolmente, alle sorellastre invece sono destinati dei gioielli che diventano immediatamente oggetto di contesa e rivalità tra le due giovani. In questo allestimento Kelemenis mostra gli stati d’animo e la psicologia dei personaggi con un’essenzialità che ne favorisce l’identificazione e la lettura: le due sorellastre sono giovani, belle ed eleganti, non necessitano della caratterizzazione grottesca alla quale siano comunemente abituati. La loro cattiveria e superficialità viene espressa simbolicamente attraverso i gesti e la mimica. Il coreografo ribalta l’iconografia convenzionale usando simboli che permettono allo spettatore di orientarsi verso la centralità di concetti e stati d’animo: la contrapposizione tra protagonisti e antagonisti e , più banalmente, tra “buoni” e “cattivi” può essere espressa in molti modi, proprio perché la fama della favola è tale che permette un ampissimo raggio d’azione e di reinterpretazione. Non solo le sorellastre sono  belle e affascinanti ma la fata madrina viene rappresentata da  5 ragazzi il cui corpo è cosparso di grandi glitter a specchio, simboli di incantesimo benefico,  e che circondano Cenerentola proteggendola e aiutandola.

Non c’è la zucca in questa favola, ma c’è l’albero, segno universale di vita. Il ramoscello che pianta Cenerentola diventa una quercia e poi bosco, mostrati con un tripoline che compiono un movimento circolare, altro simbolismo legato alla vita. La struttura circolare è ricorrente in questo allestimento, coinvolge la scena, la coreografia stessa e l’impianto narrativo, creando un contesto emotivo in cui la protagonista non solo si riscatta ma sceglie: la scarpina non la perde, se la toglie lei arbitrariamente. La scarpa diventerà simbolo di ambizione e desiderio trasversale, tant’è che le aspiranti principesse sono anche uomini. L’universalità è al centro del concept di questo spettacolo: nel finale Cenerentola viene avvolta da un enorme drappo bianco risolvendo la scena in un atto d’amore con il suo principe che viene espresso, ancora una volta, da movimenti a struttura circolare, rappresentazione estremamente efficace dell’auspicio di infinita felicità che ha fatto sognare intere generazioni.

 

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