Andrea Pennacchi è un attore e autore che chi frequenta i teatri conosce per il suo teatro epico, spesso ispirato ai grandi eventi storici e appunto epici. recita spesso in dialetto veneto, o almeno con un accento molto marcato, per entrare maggiormente dentro lo spirito dei protagonisti, che possono essere sia grandi condottieri e navigatori ma molto spesso persone comuni, soldati, navigatori, popolo. il suo non è quello che viene comunemente inteso come “teatro dialettale” quello che si recita nelle compagnie amatoriali dei paesi o dei quartieri, ma un teatro di spessore, denso di riflessioni sulla società e sulla storia, quasi un indagine sociologica che si aggancia alla stratificazioni storiche dei principali temi del racconto di epopea. La prima volta lo intervistai nel 2011 per la rivista con la quale collaboravo all’epoca, era in scena con Mirko Artuso in una commedia molto divertente su due imprenditori innamorati della stessa donna, “Imprenditori (Iva compresa)” ; poi lo incontrai di nuovo nel 2013 quando conducevo la mia trasmissione “Ci vediamo a teatro!” in cui presentava la sua pièce “Eroi” ispirata all’Iliade che lui portava in scena raccontandola come se fosse stato un insieme tra reportage di guerra, racconto in prima persona e film di repertorio di cinegiornale ( Agamennone che sembrava il duce) e numerosi riferimenti alle guerre tra USA e Medioriente, utilizzando degli stratagemmi scenici che usava lo stesso Shakespeare: mettere nella pièce dei riferimenti extradiegetici relativi a fatti correnti. L’ultima volta che ci siamo visto è stato 2 anni fa, al Forte Lisser sull’Altopiano di Asiago, per una sua splendida pièce, “Trincee” , il racconto, ancora un volta corale e in prima persona, dei soldati della Prima Guerra Mondiale che esattamente 100 anni prima e in quei luoghi erano venuti da tutta Italia a combattere una guerra probabilmente inutile e che ha ucciso milioni di persone. Nel frattempo viene pubblicato il video “This is racism- ciao terroni”, un uomo veneto si rivolge ai meridionali, si scatena il putiferio sul web, sia a Nord che a Sud ( soprattutto a Sud, dove il razzismo del Nord nei confronti del Sud è ancora una piaga aperta e dolorante al punto che il sud odia il nord molto più di quanto lo stesso nord non consideri anche solo lontanamente il Sud, visto che se ne è completamente dimenticato, come se il Sud e i meridionali non esistessero proprio). Con questo video Pennacchi diventa famoso in rete, viene invitato da Zoro a #propagandalive, il programma “centro sociale” de La7, e si crea quel consueto corto circuito comunicativo per cui la gente che non va a teatro comincia a identificarlo col personaggio che interpreta, Il Pojana, credendo che Pojana sia un nome d’arte ( un po’ come quando si intervistava Pau Donés degli Jarabe de Palo e inizialmente lo chiamavano Jarabe…). Intanto Pennacchi scrive anche un libro,”Pojana e i suoi fratelli” e i monologhi di Propaganda Live gli permettono di esprimersi anche durante il primo lockdown, cosa rarissima per gli attori, più che altro per scelta ( a parer mio per scarse lungimiranza e creatività o insicurezza), attraverso un prodotto teatrale che teatro non è, così come non lo era il cinema quando uscì e così come non lo era nemmeno la televisione quando uscì. A settembre Pennacchi diventa co-protagonista di una bellissima miniserie di gialli prodotta da Sky, ambientata a Genova, “Petra“, la cui protagonista interpretata da Paola Cortellesi, come spirito ricorda vagamente Saga Norén della magnifica serie nordica “Bron-Broen- the bridge” . Si riaprono i teatri con tutte le cautele concesse dalla più grande sperimentazione epidemiologica della storia alla quale stiamo partecipando tutti, il direttore artistico della LXXIII edizione del Ciclo Spettacoli Classici al Teatro Olimpico , Giancarlo Marinelli sceglie Andrea Pennacchi e la sua nuova produzione “Una piccola Odissea”, in prima nazionale. finisce il festival e dopo pochi giorni il virus non lascia altra scelta che restringere di nuovo e chiudere di nuovo i luoghi di socializzazione, teatri compresi. Pennacchi si chiude il teatro alle spalle ma continua con la sua attività di “altro teatro” ospite a #propagandalive con le cronache dal #pojanistan. ci siamo di nuovo virtualmente incontrati per parlare della pièce andata in scena al Teatro Olimpico, di “Petra” e del fare teatro senza stare a teatro.
Finisce il festival e dopo pochi giorni il virus non lascia altra scelta che restringere di nuovo e chiudere di nuovo i luoghi di socializzazione, teatri compresi. Pennacchi si chiude il teatro alle spalle ma continua con la sua attività di “altro teatro” ospite a #propagandalive con le cronache dal #pojanistan. ci siamo di nuovo virtualmente incontrati per parlare della pièce andata in scena al Teatro Olimpico, di Petra e del fare teatro senza stare a teatro.